28 luglio 2016 - Deliberazione di iniziativa consiliare 2016-03358
Linee programmatiche relative alle azioni ed ai progetti da realizzare nel corso del mandato 2016-2021
Piero Fassino
scontato che i programmi sono sempre onnicomprensivi e l'onnicomprensività, ovviamente, determina genericità, qui ho l'impressione che si esageri, perché ho letto le 56 cartelle attentamente e c'è tutto; da questo punto di vista, è un programma ambiziosissimo, non manca nulla. il punto è che non c'è quantificazione di risorse finanziarie per fare tutto quello che c'è qui. avendo amministrato la città per cinque anni, posso dirvi che per fare tutte quelle cose lì non bastano le risorse che ha la città, ce ne vorrebbero dieci volte tanto e, quindi, intanto, c'è una debolezza di impianto. È un elenco di buone intenzioni, molte condivisibili e sulle quali ritornerò, ma senza una quantificazione finanziaria e senza una selezione di priorità che è necessaria in rapporto al dimensionamento delle risorse.
La seconda cosa è che, in realtà, come è già stato detto, questo non è un programma, è un elenco di obiettivi che ogni assessore si propone di fare; essendo tutti di prima nomina e di fresca investitura, ciascuno ha messo in questo elenco tutto lo scibile umano e tutto quello che vorrebbe fare e che bisognerebbe ottimalmente fare, ma tutto questo non esprime un programma di governo della città e non esprime una visione.
La cosa non mi stupisce, perché, l'ho detto in campagna elettorale e la lettura di questo vostro programma me lo conferma, chiara appendino è diventata sindaca più con un programma che diceva dei no che dei sì. poi, naturalmente si è resa conto che soltanto una sequenza di no non era sufficiente per governare la città e, quindi, ha cercato di darsi un programma, ma questo programma - ripeto - è un assemblaggio di obiettivi, settore per settore, senza che tutto questo corrisponda ad una visione e ad un'idea di sviluppo della città.
Adesso, il consigliere iaria ci ha spiegato che questa visione, in realtà, c'è perché al centro si mettono le persone. certo che si mettono le persone, una città è fatta di uomini e di donne, una comunità di persone, ma la povertà non si sconfigge senza produrre ricchezza e una città che diventa più piccola, che ha meno ambizioni, che rinuncia a politiche di investimento non ridurrà i 100.000 poveri con cui avete fatto la campagna elettorale. quindi, da questo punto di vista, io penso che questo sia un programma assolutamente inadeguato a pensare lo sviluppo di questa città nei prossimi anni. non c'è una visione, non c'è un impianto strategico, c'è una somma di obiettivi che vengono assemblati l'uno dopo l'altro, senza che ci sia un filo che ci consenta di capire per quale Torino volete governare.
Peraltro, l'altra cosa che emerge è che, siccome non c'è una visione, ma ogni assessore si è sforzato di mettere tutto quello che si poteva mettere, in moltissimi settori - lo ha già sottolineato il consigliere lo russo -, in realtà, la lettura di quelle pagine manifesta un'assoluta continuità, perché le cose che sono scritte nella parte su smart city e che abbiamo sentito anche questa sera dall'assessora pisano sono in assoluta continuità con quanto ha fatto l'ex assessore lavolta. le politiche ambientali e tutto lo sforzo di investimento sul verde che viene descritto sono assolutamente in continuità con il progetto corona verde, con il progetto di valorizzazione dei fiumi e con una serie di cose che la precedente giunta ha fatto.
Anche quando si parla di welfare, le cose che io ho ascoltato sono in continuità con quanto ha fatto l'ex vicesindaco tisi. inoltre, per quanto riguarda i trasporti, salvo dire che bisogna mettere un po' più di tram al posto dei bus, non ho ritrovato nessun elemento di discontinuità rispetto alle politiche di trasporto che sono state perseguite nella precedente amministrazione, a dimostrazione del fatto che, avendo vinto la campagna elettorale dicendo che bisogna cambiare tutto, ma non avendo un programma che esprimesse questo cambiare tutto, poi, quando si è dovuto scrivere un programma, in realtà, si sono dovute scrivere cose che, in gran parte, sono in continuità con quanto fatto, salvo in due settori: la cultura e l'urbanistica.
Francamente, lì c'è da essere preoccupati, perché io ho letto e ho ascoltato quanto ci ha detto il vicesindaca montanari: della città della salute non si parla, di che cosa si vuole fare di italia '61 non si parla, della cavallerizza non si parla, di via asti non si parla, di Torino esposizioni non si parla, del centro congressi non si parla, si dice che non lo si vuole fare lì, cioè in tutti i progetti di trasformazione urbana, che sono espressione di una trasformazione e di una revisione, non c'è un solo supermercato, salvo che per il centro congressi, dove l'insediamento commerciale è funzionale al finanziamento della realizzazione del centro congressi, ma in tutte le altre trasformazioni, dalla cavallerizza a via asti, a Torino esposizioni, non sono previsti centri commerciali; di tutte queste trasformazioni non c'è una parola.
Probabilmente, il vicesindaca montanari ritiene che queste trasformazioni non vadano fatte ed è del tutto legittimo che lo pensi, ma significa essere una città che rinuncia a quello che è stato il motore fondamentale per venti anni di quella trasformazione di Torino, che tutti esaltiamo, perché il principale motore della trasformazione di Torino negli ultimi venti anni è stata la trasformazione urbana. il cambiamento dell'identità e del profilo della città e delle sue vocazioni ha avuto come motore principale la trasformazione urbana, cioè la trasformazione di quei 10.000.000 di metri quadrati di aree industriali che si erano svuotate di produzione e di lavoro tra il 1980 e il 1990 e che sono diventate la leva principale della trasformazione di questi venti anni che abbiamo alle spalle. sappiamo che quella trasformazione ha trasformato 6.000.000 di metri quadrati e ce ne sono almeno altri 4 che devono essere destinati. di tutto questo non si fa parola, quindi è un programma di minima, un programma di buona manutenzione della città, il che non è inutile naturalmente, ma io non penso che con la manutenzione della città si determinerà lo sviluppo, l'attrazione di investimenti, l'accumulo di quella ricchezza che serve anche in termini di ridistribuzione ad intervenire sulle fasce deboli e sulle fasce di povertà.
Sulla cultura, mi permetto di essere abbastanza stupito, perché l'assessora leon, fino a qualche settimana fa, era organicamente inserita nella struttura dell'assessorato alla cultura di questa città e l'ho sentita fare affermazioni francamente incredibili per chi abbia condiviso le politiche culturali che si sono fatte e, anzi, abbia avuto il mandato, per le finalità a cui era destinato il suo incarico, di realizzarle. intanto, chiedo a tutti un po' di onestà intellettuale, perché qui viene scritto una cosa che la sindaca appendino ha detto molte volte, cioè, per negare l'investimento culturale che è stato fatto dalla giunta fassino, si sostiene che la grande trasformazione culturale è avvenuta tra il 1980 e il 2000, così è scritto qui. un po' di onestà intellettuale: i 4.000.000 di visitatori ai musei non si sono realizzati tra il 1980 e il 2000, ma si sono realizzati tra il 2011 e il 2015; il passaggio per il museo di arte orientale da 50-60.000 visitatori all'anno, da quando è nato, a 115.000 nel 2015 è avvenuto in questi anni.
La valorizzazione del patrimonio artistico-culturale di questa città, che ha conosciuto un salto, è avvenuta in questi anni. i grandi eventi che hanno determinato una diversa immagine della città e una sua maggiore attrattività sono avvenuti in questi anni. è in questi anni che il new york times si è raccomandato ai suoi lettori di andare a visitare Torino, non nel 2000 e non nel 1980. in questi anni i flussi turistici a Torino, che mi permetto di sottolineare, sono stati legati intrinsecamente e indissolubilmente all'investimento culturale; tant'è vero che quando la stampa di Torino, o la repubblica, deve fare una rappresentazione iconografica della cultura a Torino, mette le fotografie delle code ai musei, che sono la rappresentazione del turismo a Torino.
Quindi, dire che il turismo a Torino va dissociato, separato dalla cultura, che deve avere altre modalità, io lo trovo assolutamente insensato alla luce del fatto che il principale volano dello sviluppo turistico della città è l'investimento culturale. Anche questa teoria, che sento ripetere spesso e che ho sempre trovato sbagliata - e dirò perché -, secondo cui hanno bisogno di investire nei grandi eventi perché c'è un sistema culturale più diffuso, questa contrapposizione manichea tra grandi eventi e gli altri attori del sistema è sbagliata in radice. ve lo dimostra proprio la vicenda del salone del libro. se Torino perde il salone del libro sarà più forte il sistema del libro, il sistema delle biblioteche, il sistema delle librerie in questa città? no, non sarà più forte. il grande evento ha un elemento di traino anche sull'intero sistema. se il regio si deprime non è che il resto del sistema musicale è più forte. se il teatro stabile riduce la sua capacità di produzione non è che il resto del sistema teatrale è più forte. c'è una funzione traente, sempre, delle istituzioni principali che, nella capacità di proporsi come eccellenze, produce un effetto di ricaduta sull'intero sistema culturale. oltre al fatto che non è vero, e mi stupisce che lo dica l'assessora leon, perché dovrebbe avere le conoscenze del caso che a Torino si siano fatte delle mostre a consumo, perché tutte le mostre, anche quelle organizzate con i grandi musei internazionali (dal musée d'orsay al guggenheim e altri) hanno sempre avuto un curatore espressione del sistema museale torinese. sono sempre state coprodotte, non abbiamo mai comperato esposizioni a scatola chiusa e a pacchetto. concludo, ma si potrebbero fare tante altre considerazioni. siccome bisogna essere sintetici, io ve la dico così. io ho letto attentamente le 56 pagine e ne ho tratto questa conclusione, che quel che è buono - e ci sono molte cose buone - non è nuovo e molto di quello che viene presentato come nuovo non è buono. anche questo continuo richiamo alla partecipazione, fatto da tutti gli assessori che sono intervenuti, come un mantra, spiegandoci all'inizio che avevano elaborato quello che ci dicevano insieme ai cittadini, insieme ai cittadini poi bisognerà discutere nel merito. è bastato proporre di allungare la ztl per vedere che una parte dei cittadini, per esempio il mondo del commercio, non era d'accordo. è bastato che l'assessore montanari annunciasse tutta una serie di suoi obiettivi in materia urbanistica, che gran parte del mondo dei costruttori ha espresso grandi perplessità. Quindi, la partecipazione va poi misurata sul merito delle questioni, e lì naturalmente noi (come ha detto il consigliere lo russo) ci saremo e vedremo, punto per punto, se sarete in grado di soddisfare le esigenze della città, oppure no.