12 ago 2021
Il ritorno dei Talebani a 20 anni dalle Torri Gemelle sarebbe il ricordo più triste.
Con la sharia è in pericolo chi ha creduto nella democrazia


"La comunità internazionale - e in primo luogo gli Stati Uniti - non si rassegnino al trionfo dei talebani. Anche se lo scenario appare molto compromesso, si agisca almeno in extremis per impedire un esito catastrofico." E' l'appello che, all'Adnkronos, lancia il presidente della Commissione Esteri della Camera Piero Fassino, commentando la rapida avanzata delle milizie talebane che fanno temere una caduta della capitale afgana prima del previsto. "Quello che sta accadendo era largamente prevedibile, anzi era addirittura previsto - spiega il deputato del Partito democratico - visto che l'intelligence americana prevedeva che Kabul sarebbe caduta in 6 mesi. C'è da chiedersi cosa abbia spinto l'amministrazione americana a decidere il ritiro quando si era consapevoli della tragedia che si sarebbe consumata". "Non c'è modo più triste di ricordare i 20 anni delle Torri gemelle: se i talebani arriveranno a Kabul, alle donne sarà imposto di nuovo il burka, si impedirà alle ragazze di andare a scuola, si torneranno a lapidare le presunte adultere, si mozzeranno le mani ai ladri, si imporrà la Sharia, e chiunque ha creduto nei diritti e nella democrazia rischierà la vita", prevede Fassino che aggiunge: "Con un po' di memoria, sarebbe bastato ricordare cosa accadde nel 1989 quando l'Unione sovietica si ritirò dall'Afghanistan: Mujaheddin e Talebani occuparono militarmente Kabul e impiccarono - impiccarono - tutti quelli che avevano governato fino a quel momento".
Per il presidente della commissione Esteri "c'erano tutti gli elementi per sapere quello che sarebbe accaduto. Non basta dire: 'eravamo lì da 20 anni, non potevamo restare all'infinito'. In tanti teatri critici - come i Balcani, il Libano, la Somalia, Cipro - da anni vi sono presenze militari multinazionali o caschi blu. E vi rimangono perché la loro presenza è indispensabile per evitare nuovi conflitti e favorire stabilizzazione. E comunque prima di venire via da un teatro così critico come l'Afghanistan bisognava domandarsi: 'cosa accade domani?'. Non si decide un ritiro sulla base del calendario". Il tutto è avvenuto senza o quasi reazione da parte occidentale: "Quando nei mesi scorsi si è cominciato a parlare di questo ritiro - ricorda Fassino - ho manifestato subito, nelle sedi parlamentari e al governo, tutte le mie obiezioni. Uno dei pochi a dirlo ripetutamente e in maniera esplicita. Certo so bene che di fronte alla decisione americana, l'Italia non poteva rimanere lì da sola. Ma è l'intera comunità internazionale che si è rassegnata troppo affrettatamente a una decisione ritenuta irrevocabile. Insisto: almeno adesso che la tragedia è alle porte si vuole assumere una qualche iniziativa per impedire il peggio del peggio?". C'è un problema profughi? "Certo che c'è un problema profughi - risponde il deputato del Partito democratico - e trovo inconcepibile che ci siano alcuni paesi che si rifiutino di accoglierli: dopo che li abbiamo mollati, ci rifiutiamo pure di accoglierli". Sul futuro dell'Afghanistan non c'è da stare tranquilli... "Se non li si ferma - conclude Fassino - i Talebani si impadroniranno del potere. C'è da sperare che capiscano che non possono trasformare Kabul in un bagno di sangue, ma dati i precedenti non c'è da essere ottimisti".