TRAGEDIE CHE CI RIGUARDANO
I cinque lavoratori morti in un cantiere di Firenze sono le ultime vittime di una via crucis che in Italia ogni anno vede oltre 1000 lavoratori morire sul lavoro. Tragedie che si ripetono ormai con cadenza settimanale senza che vi sia una reazione adeguata. E se certo dietro ogni tragedia ci può essere anche qualche fatto imponderabile, invocare la fatalità è un alibi per coprire gravi inadempienze a norme e misure di protezione. Eppure garantire la salvaguardia fisica di chi lavora dovrebbe essere una assoluta priorità. Il lavoro non è soltanto il modo con cui un uomo o una donna procura il reddito per sé e per la propria famiglia. Il lavoro è il luogo ove si manifesta l'umanità, l'ingegno, la creatività, il sapere e il saper fare di una persona. Il lavoro è essenziale fattore di identità di ciascuno di noi. E per questo il lavoro deve essere preservato e tutelato nella sua dignità. Il lavoro è degno quando non mette in causa la vita; è degno quando è retribuito adeguatamente; è degno quando è professionalmente riconosciuto; è degno quando è tutelato da leggi e contratti. Un lavoro è degno se chi lo esercita è orgoglioso di quel che fa e ne trae ragione di gratificazione e di merito. Troppo spesso non è così. Veniamo da anni segnati dallo svilimento del lavoro manuale e spesso anche di prestazioni intellettuali. E da una precarizzazione delle condizioni di lavoro che è terreno facilmente esposto a pericolose insicurezze e gravi rischi. Serve un cambio radicale di passo. Certo intensificando i controlli, migliorando le norme di tutela, chiedendo alle imprese di considerare la sicurezza non un fastidioso impaccio burocratico, ma indispensabile tutela della vita dei lavoratori. E serve tornare a considerare il lavoro come un bene prezioso da curare, tutelare, salvaguardare. Nell'interesse di ogni persona, nell'interesse della società.
 

Piero Fassino
19 febbraio 2024